Helga Deen, nata a
Stettino il 6 aprile 1925, morì il 16 luglio 1943 nel Campo di sterminio di
Sobibòr, dove era stata deportata insieme alla sua famiglia. Coma Anna Frank ci
ha lasciato un diario, redatto in un quadernino verde di 21 pagine, pubblicato
postumo nel 2005 con il titolo Kamp
Vught.
Helga,
che al momento dell'arresto frequentava l'ultimo anno delle scuole superiori,
riuscì a far avere il diario – ed altre sue piccole cose (tra cui una penna
stilografica, una ciocca di capelli, alcune lettere e cartoline) racchiuse in
una borsetta – al suo fidanzato, il fotografo Kee van den Berg; il quale lo
tenne nascosto come una reliquia fino alla morte, avvenuta nel 2004. Il
figlio Conrad lo ha poi fatto avere all'archivio storico di Tilburgo che ne ha
curato la pubblicazione nel marzo 2007.
Le
circostanze in cui, nel giugno del 1943, prima di
essere trasferita a Sobibór, la giovane fece avere il suo memoriale al fidanzato,
sono rimaste - secondo David Barnouw, direttore dell'Istituto olandese per la
documentazione di guerra .
La
famiglia Deen - già sfrattata nel febbraio 1943 dalla propria casa di
Pelgrimsweg 45, data in affitto ad un ispettore di polizia - il 1º giugno 1943 sulla
base di una delazione fu deportata a Vught, per essere
internata nel campo di concentramento
di Herzogenbusch; un mese dopo avvenne il
trasferimento in quello di Westerbork (presso Midden-Drenthe, lo stesso in cui fu reclusa Anna Frank e, infine, quello nel campo di Sobibór, dove l'intera famiglia
venne uccisa il 16 luglio.
Redatto
in ventuno pagine di un quadernetto verde, il diario è stato pubblicato con il
titolo Kamp Vught, dal nome
della località in cui si trovava il campo
di raccolta.
Il testo
è scritto in un linguaggio semplice, diretto, ma in forma accorata, come
inevitabilmente è immaginabile che sia nella scrittura di una giovane che si
trovi di fronte ad un'esperienza drammatica e senza ritorno. In esso viene dato
conto dei numerosi convogli di trasferimento carichi di donne e bambini verso i
vari campi della Germania e della Polonia.
Dalle
pagine, alcune delle quali corredate con disegni, affiorano le comprensibili
paure di una giovane donna rispetto ad un domani privo di sbocchi, prossimo al
compimento: dettagli di vita quotidiana all'interno del lager che
restituiscono il disagio della vita in cattività (Oggi siamo stati "spidocchiati" e non possiamo uscire dalla
baracca ...), si intersecano con frammenti di ricordi sentimentali (Ho pensato a ieri notte, quando eravamo
felici, distesi l'uno vicino all'altra, e guardavamo il cielo ...). La
speranza è precaria ma non ancora del tutto doma (Che condizioni spaventose ci sono qui. Sono distrutta, ma voglio andare
avanti ... giorno per giorno vediamo la libertà al di là dei fili spinati).
L'ultimo
pensiero, il 2 luglio, quando ormai Helga sta per essere definitivamente
separata dai suoi familiari, e la loro sorte ormai segnata, lo dedica ai suoi
affetti giovanili: la persona amata e due comuni amici (che appella come: Cari voi tre ...): Oggi è passato un mese (nota: dalla
prima reclusione a Vught), che
anniversario! ... È annunciato un nuovo trasferimento e ora tocca a noi.
Poi, rivolgendosi evidentemente all'amato: Il diario riuscirai ad averlo ... non ho più paura, non ci sono più
sorprese spaventose, l'impossibile è diventato possibile.
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