Vera nasce a Milano il 5 marzo 1928. Il padre Vittorio è un
avvocato e la mamma Lidia è una volontaria presso la sinagoga dove collabora
col rabbino per assistere gli ebrei rifugiati. Con l’emanazione delle leggi
razziali volute da Mussolini nel 1938, Vera deve lasciare la sua scuola per
trasferirsi in una situata in Via della Spiga. Qui insegnanti israeliti impartiscono
lezioni agli alunni ebrei. La situazione è così pericolosa che la che i
Vigevani decidono di andarsene e, ottenuto un visto per l’Argentina, vi si
stabiliscono.
Qui vera frequenta una scuola italiana dove però la maggioranza dei compagni
appartiene a famiglie fasciste. Il padre Vittorio decide di iscrivere la figlia
al Colegio Nacional de Senoritas dove fa amicizia con Victor Cohen e Arrigo
Levi e si fidanza con Giorgio
Jarach, studente di ingegneria. Alla fine della guerra arriva la notizia
della morte del nonno materno di Vera che, rimasto in Italia, era morto ad
Auschwitz. La famiglia decide di rimanere in Argentina. Conclusi gli studi
superiori, Vera decide di andare a lavorare in una fabbrica di maglieria
appartenente ad amici di famiglia ma poi decide di intraprendere la carriera di
giornalista culturale presso l’agenzia italiana ANSA dove rester per qurant’anni,
fino alla pensione. Nel 1949 Vera e Giorgio si sposano e nace la figlia Franca.
Il 24 marzo 1976 cade il governo di Isabel Martinez de
Peron per mano di un colpo di stato organizzato da Jorge Rafael Videla, dall’ammiraglio
Emilio Eduardo Massera e dal generale Orlando Ramon Agosti. Si instaura così la
dittatura militare alla guida di Vindela. Segue la repressione violenta di ogni
opposizione politica e sociale. Vengono sciolti i sindacati, abrogati i diritti
dei lavoratori, soffocate con la violenza le proteste. Sono perseguitati
artisti, intellettuali, giornalisti, scrittori, musicisti e cantanti,
torturati, uccisi o costretti all’esilio. Atroci trattamenti sono riservati
agli ebrei. Neppure i neonati sono risparmiati se nati da prigioniere o da
persone scomparse, infatti vengono presi e dati in adozione. Vittime del regime
sono soprattutto gli studenti e gli insegnanti.
La repressione avviene in forma legale nei tribunali ma, più spesso avviene
fuori dalla legalità perché le persone catturale vengono portte nei Centri di
Detenzione Clandestina dove subiscono ogni genere di tortura o vengono uccisi
col volo della morte.
Franca, la figlia di Vera, è una delle vittime: a 18 anni
viene catturata e portata all’ESMA, il centro di detenzione e tortura dei
ribelli. Franca era nel movimento studentesco e aveva partecipato ad un’assemblea
di protesta per l’allontanamento del preside, ad un’altra assemblea proibita
dal regime: insomma non nascondeva i suoi ideali a difesa dei diritti contro la
repressione del regime. Espulsa dalla scuola aveva continuato a studiare per
dare poi gli esami di maturità come privatista. Poco prima del sequestro aveva
aderito al movimento studentesco UEN che si opponeva al regime. Consci del
pericolo a cui la figlia andava incontro, i genitori volevano che lei tornasse
in Italia ma Franca si era opposta.
Così il 25 giugno 1976, mentre si trova al br Exedra, La ragazza scompare. I
suoi ricevono una telefonata che in parte li tranquillizza, ma poi di lei non
si avranno più notizie. Infatti pochi giorni dopo quella telefonata, a metà
luglio Franca rimane vittima del volo della morte: i militari avevano bisogno
di spazio perché all’Esma erano arrivati molti altri giovani.
I genitori di Franca per lunghi anni non hanno notizie
della figlia nonostante gli appelli ad organismi nazionali (Ministero degli
Interni, Esercito, Marina) e internazionali (Amnesty International, Croce Rossa),
all’Ambasciata Nordamericana e a quella italiana. Anche l’amico Arrigo Levi,
tornato in Italia, cerca invano notizie di Franca. Vera incontra anche il
Presidente Pertini ma solo nel 1991 conosce la verità tramite una superstite
del regime, Marta Alvarez, che le parla della forza di carattere mostrata dalla
ragazza durante la prigionia.
Per Anni Vera Vigevani con le altre madri dei desparecidos
andava a cercare notizie in Plaza de Mayo, di fronte alla Casa Rosada
e con la loro protesta costringono il governo ad aprire un ufficio per
chiedere spiegazioni. In questo ufficio Vera conosce la madre di un compagno di
Franca che fa parte dell’associazione Madres, a cui vera si unisce. Il
regime non può ancora tacere a lungo e, quando cade la dittatura, vengono
raccolte le prime testimonianze, vengono scoperti i colpevoli e, grazie alle
pressioni delle Madres, vengono fatti i primi processi. Vera partecipa
alle udienze del processo ESMA in Argentina e in Italia dove nell’aprile del
2008 la Corte d’Assise di Roma condanna all’ergastolo glimufficiali della
Marina Jorge Eduardo Acosta, Alfredo Ignacio Astiz, Jorge Raul Vildoza, Antonio
Vanek e Hector Antonio Febres.
Vera, che oggi ha superato i novant’anni si definisce una militante
della memoria, infatti partecipa a incontri con gli studenti e a iniziative
per non perdere il ricordo di quei fatti orribili.
Franca Jarach |
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