ANDRA e TATIANA BUCCI

 

Andra e Tatiana con il cuginetto Sergio.
Le due sorelle avevano 4 e 6 anni
quando furono deportate
ad Auschwitz. Birkenau e
 sono le sole sopravvissute.


 Le sorelle Andra (diminutivo di Alessandra) e Tatiana (all'anagrafe Liliana) Bucci nascono a Fiume rispettivamente nel 1939 e nel 1937, da Giovanni Bucci fiumano, cattolico, e Mira Perlow, ebrea. La famiglia Perlow, originaria della  Bielorussia, si era trasferita a Fiume ai primi del Novecento per mettersi in salvo dai pogrom zaristi. Infatti la città sembrava tollerante nei confronti degli ebrei, e aveva uno sbocco sul mare che permetteva una via di fuga in caso di bisogno. Anche la sorella di Mira, Gisella, aveva sposato un cattolico, Eduardo De Simone, con il quale si trasferì a Napoli dove diede alla luce il loro primogenito Sergio De Simone. 

Nel 1943, Gisella, rimasta sola con il figlio a Napoli, dopo che il marito era stato richiamato alle armi, decise di tornare a Fiume dalla sua famiglia con il piccolo Sergio, ma dopo pochi mesi Napoli venne liberata dagli Alleati angloamericani e gli ebrei furono salvi, mentre dopo l'8 settembre 1943, a Fiume vennero applicate le leggi razziali tedesche e per la comunità ebraica iniziarono le deportazioni. Il 28 marzo 1944, a seguito di una denuncia dell'ebreo Plech, Andra e Tatiana, (avevano  4 e 6 anni) vennero arrestate insieme alla mamma, alla zia, al cuginetto Sergio e ad altri familiari.
La famiglia Perlow fu trasportata a Susak in un magazzino di vini dove rimase per una notte, dopodiché tutti furono caricati su un'automobile e trasferiti nella 
Risiera di San Sabba dove per due giorni e due notti  furono sottoposti ad interrogatori, poi furono trasportati su uno dei vagoni del treno diretto in Polonia senza acqua né cibo. Mira riuscì a passare a qualcuno un bigliettino per la famiglia del marito, rimasta a Fiume. La notte del 4 aprile 1944 il loro treno arrivò ad Auschwitz-Birkenau. I deportati furono portati in un piazzale dove furono smistati: la nonna fu indirizzata nella fila di sinistra e, caricata insieme ad altri ebrei su di un camion, venne uccisa la sera stessa.
Le bambine furono separate dalla madre e, forse scambiate per gemelle, assieme al cuginetto,  furono portate nel Kinderblock, la baracca dei bambini destinati agli esperimenti del dottor Joseph Mendele.  La madre e la zia invece furono mandate in una baracca poco distante da quella dei bambini e immesse nei Kommando di lavoro nel lager. Mira riuscì a vedere poche volte le sue figlie e ogni volta che le andava a visitare ripeteva loro di non dimenticare i loro nomi e questo fu di grande aiuto alle bambine anche quando uscite dal campo, si ricongiunsero ai loro famigliari.
Andra e Tatiana iniziarono a rifiutare quella donna smagrita, rasata e sofferente che era diventata la loro mamma, poiché non corrispondeva più al ricordo che ne avevano e si rifugiarono nella loro unione, diventando l'una la famiglia dell'altra, proteggendosi a vicenda. Iniziarono a rendersi conto di essere nel campo di concentramento, e anche se in maniera confusa, si abituarono alla morte: non piangevano di fronte ai cumuli di cadaveri di ebrei come loro e non piansero nemmeno quando la mamma smise di andarle a trovare, accettando la possibilità che tra quei corpi potesse esserci anche la loro madre. Tatiana ricorda:
“Auschwitz è soprattutto il camino. Non so quando, ma a un certo punto sapevo di essere in quel posto chiamato Auschwitz e per me quel nome si legava alla ciminiera. […] Sta di fatto che io sapevo che lì dentro si inceneriva la gente. Uscivano anche fiamme, non solo fumo grigio. Vampate di fiamme, da cui pioveva come una nebbiolina grigia che si posava dappertutto. E si sentiva sempre quell'odore, io non capivo che cosa fosse. Dopo ho saputo che era carne bruciata.”
Anche la sorella minore Andra ricorda momenti della loro vita nel campo: 
"Se chiudo gli occhi, rivedo la baracca dei bambini, io, mia sorella e Sergio che giriamo intorno tenendoci per mano. […] Andiamo in giro soli, abbiamo freddo, addosso abbiamo dei cappottoni e le scarpe senza calze che ci sfuggono dai piedi. "                                   
Le due sorelle con il cuginetto, durante i primi giorni nel campo, tra di loro parlavano in italiano. Presto però dimenticarono la loro lingua, iniziando a capire e a parlare il tedesco.  Non si ammalarono di malattie infettive come il tifo e la dissenteria perchè suscitarono in alcuni adulti della tenerezza e della pietà. Alcuni internati infatti porsero loro del pane, dei biscotti e della cioccolata, correndo anche dei rischi. Fondamentale per la loro salvezza fu la blockova, un'addetta alla sorveglianza della baracca dei bambini e delle donne, della quale non ricordano il nome e che si prese cura soprattutto di Tatiana regalandole dei caldi maglioni da condividere con la sorellina. 
Un giorno di novembre la blockova prese da parte Andra e Tatiana e disse loro: 
«Verranno degli uomini, raduneranno tutti voi bambini e vi diranno: chi vuole vedere la mamma e tornare con lei, faccia un passo avanti. Voi dovete rimanere ferme al vostro posto, non rispondere assolutamente nulla.»
Le due sorelle lo dissero anche a Sergio affinché si potesse salvare insieme a loro. Quando il dottor Mengele si presentò alla baracca e chiese ai bambini di farsi avanti se volevano andare dalla loro mamma, Sergio fece il passo in avanti e venne prelevato insieme ad altri 19 bambini per essere trasferito al  campo di concentramento di  Neuengamme dove subì orribili esperimenti e trovò infine la morte. Le bambine invece, grazie al loro legame e al loro farsi forza a vicenda, rimasero ferme in silenzio e non chiesero mai di vedere la mamma.

Nel febbraio1945, dopo la liberazione, Andra e Tatiana, che avevano perso i contatti con la madre che credevano morta, vennero trasferite insieme ad altri bambini in un orfanotrofio vicino a Praga dove impararono a parlare il ceco. Rimasero lì fino al marzo 1946, quando vennero messe su un aereo con altri bambini e trasferite in Inghilterra, a Lingfield, nella tenuta di sir Benjamin Drage, usata come centro per l'accoglienza di bambini resi orfani dalle brutalità dei campi di concentramento. Qui le due sorelle per la prima volta si sentirono protette e amate, grazie anche alla psicologa e agli educatori che si presero cura di loro. Il periodo inglese, durante il quale appresero una nuova lingua, è ricordato con grande gioia perchè per la prima volta dopo gli orrori di Auschwitz ritrovarono l'amore e potevano divertirsi con i giochi che portavano loro le donne che le andavano a trovare cercando di riportarle alla normalità con piccoli gesti, anche solo portandole a passeggiare.

Andra e Tatiana dopo la liberazione


Nel frattempo, la mamma, sopravvissuta anch'essa, cercava notizie delle figlie. Il Comitato per i Rifugiati Ebrei di Londra, assieme alla Croce Rossa Internazionale, si misero alla loro ricerca, partendo dai numeri tatuati sulle braccia delle bambine ad Auschwitz – Birkenau, numeri che la mamma era riuscita a tenere a mente. Un giorno a Lingfield arrivò una lettera da Napoli in cui le famiglie Bucci e De Simone chiedevano informazioni dei loro bambini. L'istituto poté confermare la presenza di Anna e Tatiana, mentre di Sergio non si avevano più notizie. A causa della complicata burocrazia e della paura di eventuali errori, ci volle ancora del tempo prima che le bambine si ricongiungessero con i propri genitori.

Nel dicembre 1946, le due sorelline vennero accompagnate a Roma dove ritrovarono la mamma. Fu un incontro quasi imbarazzante, poiché le bambine si strinsero alla loro accompagnatrice piuttosto che andare incontro alla loro mamma che le aspettava: ci volle del tempo per ricostruire il rapporto della famiglia.
Nessun giornale italiano riportò la notizia del ritorno delle due sorelline deportate ad Auschwitz due anni prima, ma un foglio stampato in inglese per gli alleati di stanza a Trieste dedicò all'avvenimento un articolo in prima pagina sottolineando il lieto fine.



Andra e Tatiana oggi

Oggi le sorelle Bucci sono fra i più importanti testimoni dello sterminio degli Ebrei; rilasciano numerose interviste e tra queste una a Titti Marrone la quale ha scritto un libro, Meglio non sapere, in cui Andra, Tatiana e Mariolino de Simone, figlio della zia Gisella, raccontano la storia della loro famiglia.


Locandina del cartoon dedicato alle sorelle Bucci
presentato il 13 aprile 2018 a Torino
Primo film di animazione europeo sulla Shoah




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