TEREZIN

 


Nel gennaio del 1942, nel corso della conferenza di Wannsee i gerarchi tedeschi decisero di istituire, nel quadro della soluzione finale, un ghetto ebraico nella città di Terezín, alle porte di Praga. Questo venne creato in una fortezza del XVIII secolo e vi furono deportati, soprattutto, quegli ebrei che si erano distinti nei combattimenti del Primo conflitto Mondiale, gli ebrei anziani del Reich e alcune categorie sociali considerate importanti: intellettuali, scultori, attori, musicisti e compositori di fama internazionale. La propaganda nazista lo presentava come un esemplare insediamento ebraico mentre, in realtà, non era che un luogo di raccolta e di smistamento degli ebrei poi portati nei campi di sterminio di Treblinka e di Auschwitz. Dei 155,000 ebrei passati per Terezin, 35.440 perirono nel ghetto, mentre 88.000 furono deportati ed eliminati. Le condizioni di vita invece si fecero subito molto difficili: all'interno della fortezza grande, in un'area precedentemente abitata da 7.000 cechi, poi allontanati dal campo, si trovarono a convivere oltre 50.000 ebrei. Il cibo era scarso, le medicine inesistenti, la situazione abitativa drammatica. Nel 1942 morirono nel campo almeno 16.000 persone, inclusa Esther Adolphine (una sorella d  Sigmund Freud,)  che morì il 29 settembre 1942, Heinrich Rauchinger, pittore polacco, e Friedrich Munzer, studioso di storia classica tedesco) che morì il 20 ottobre del 1942, e due fratelli della nonna del politico statunitense John Kerry. . Per far fronte al numero elevato dei decessi un crematorio fu costruito nel campo. 



Il ghetto era autogestito dagli stessi ebrei e un consiglio degli anziani curava l’approvvigionamento alimentare, l’organizzazione del lavoro, i trasporti, gli alloggi e il tempo libero. Venne persino stampata, e fatta circolare,  della carta moneta con cui i prigionieri potevano ricomprare gli oggetti che gli erano stati requisiti all’ingresso. Per alleviare le sofferenze dei compagni di sventura furono organizzati centri culturali di  musica, teatro, lettura ... su cui Himmler impiantò la sua propaganda per far credere che gli ebrei nei ghetti venissero trattati umanamente. Così tra la fine del ?43 e l'inizio del '44 i nazisti ridipinsero le facciate degli edifici, crearono una finta scuola, staccarono il filo spinato, trasformarono una vecchia palestra in un teatro, crearono un palchetto della musica in legno, distribuirono maggiori razioni di cibo e migliorarono i sistemi igienici.  Per il problema del sovraffollamento nelle settimane antecedenti alla visita vennero deportate 7.503 persone verso Birkenau. 
Il 23 giugno 1944 la delegazione, guidata dal funzionario della Croce Rossa Internazionale Maurice Rossel,  in visita a Terezín, trovò un  ghetto festante con bambini giocosi, donne felici di lavorare nei campi e uomini liberi di portare in scena opere teatrali. Persino i marciapiede erano stati spazzati con il sapone e la delegazione non colse la triste realtà nascosta dietro l'apparente 
normalità delle cose. Maurice Rossel scrisse nel suo rapporto di essersi stupito della vita quasi normale vissuta nel ghetto. Fu allora che i nazisti decisero di girare il documentario "Il Führer regala una città agli ebrei" per convincere l’opinione pubblica mondiale che gli ebrei vivevano una vita migliore del resto della popolazione sotto costante bombardamento.  Alla fine delle riprese l’intero cast e lo stesso regista vennero deportati ad Auschwitz. ( https://youtu.be/29iPfoq-nPA    è il link del documentario)

A Terezin c'erano molti bambini e ragazzini che potevano frequentare le scuole autogestite del ghetto. Per loro furono organizzati spettacoli teatrali e musicali Tra il 1943 e il 1944 venne allestita l'opera per bambini  "Brundibar" di Hans Krasa,  e il giovane cantante protagonista Honza Treichlinger  divenne una celebrità nel campo. Hans ed Honza furono poi deportati ed uccisi ad Auschwitz. La trama dell'opera contiene elementi fiabeschi come per Hansel e Gretel e i musicanti di Brema. Aninka e Pepicek sono fratello e sorella orfani di padre per via della guerra. La loro madre è malata e il dottore dice loro che lei necessita di latte per riprendersi. Purtroppo sono poveri e quindi, essendo senza soldi decidono di cantare nella piazza del mercato per raccogliere quelli necessari. Ma il malvagio suonatore d'organetto Brundibár (che rappresenta Hitler) li caccia via con l'aiuto dei venditori ambulanti (gelataio, lattaio e panettiere) e di un poliziotto. Ad ogni modo, con l'aiuto di un impavido passero, di un astuto gatto, di un saggio cane e dei bambini del paese, saranno capaci di cacciare Brundibár, e cantare infine nella piazza del mercato e quindi di guadagnare abbastanza soldi per comprare alla mamma il latte.


"Brundibár e tutto ciò che di culturale abbiamo fatto aveva una grandissima importanza per noi. Questo materiale ci ha un po’ aiutati ad entrare in un altro mondo, a dimenticare per un po’ la brutta realtà, dimenticare che avevamo fame […] A Terezìn noi non abbiamo assaggiato del latte per anni, né uova, né torte, né caramelle. Ed improvvisamente c’era uno che vendeva gelati e cioccolata, come se ci fossero veramente.[…] Più di tutto Brundibár ha dato questa forza creativa per cui nessuno aveva più fame, attraverso questo poteva dimenticarlo."

Fu pubblicata anche una rivista illustrata, VEDEM  (Avanguardie), che, fondata e diretta dal giovanissimo Petr Ginz  trattava di poesia, saggi, dialogh, storie, barzellette, disegni e recensioni letterarie ed era  prodotta da ragazzi di un'età compresa tra i dodici ed i quindici anni. Questi avevano trovato una macchina da scrivere abbandonata e l'avevano usata per creare i primi 30 numeri. I successivi 53 numeri furono poi realizzati a mano perchè la macchina da scrivere aveva esaurito l'inchiostro. Un ragazzo faceva da vedetta mentre gli altri lavoravano sul tavolo di legno in mezzo alla cameretta, o seduti sulle loro cuccette. Se una guardia si avvicinava, dava un segnale segreto e gli altri nascondevano il loro lavoro.

Negli anni 2000 è stato pubblicato Il diario di Petr Ginz, curato dalla sorella Eva, sopravvissuta insieme al padre. Nel diario Petr racconta la situazione a Praga dal settembre del 1941 fino al giorno della sua partenza per Terezin nell'autunno del 1942. Fu poi deportato e ucciso ad Auschwitz nel 1944.


I bambini di Terezín 

Circa 15.000 minori ebrei (inclusi adolescenti),  tra il 1941 e il 1945, ciascuno per periodi più o meno lunghi, vissero nel Ghetto di Terezin. Nonostante la fame, le malattie e le molte privazioni, sotto la guida di alcuni pedagogisti prigionieri con loro nel campo hanno lasciato tracce sorprendenti della loro creatività e voglia di vivere: disegni, racconti, poesie, musica, prima di essere quasi tutti deportati a gruppi nei ghetti della Polonia e quindi direttamente nei campi di sterminio dove  il 90 per cento di loro morirono.

Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto, 

un male crudele che ne scaccia ogni altro.

La morte, demone folle, brandisce una gelida falce 

che decapita intorno le sue vittime.

I cuori dei padri battono oggi di paura 

e le madri nascondono il viso nel grembo.

La vipera del tifo strangola i bambini 

e preleva le sue decime dal branco.

Oggi il mio sangue pulsa ancora, 

ma i miei compagni mi muoiono accanto.

Piuttosto di vederli morire

vorrei io stesso trovare la morte.

Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!

Non vogliamo vuoti nelle nostre file.

Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.

Vogliamo fare qualcosa.

E’ vietato morire!

Eva Picková, anni dodici

(morta 18/12/1943)









 
Ora il ghetto di Terezin è diventato un museo










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